Sotto Terra come in Cielo
Speleo? Papuasia??? Paramotore???
Anzitutto, prima di parlare di paramotore: cos’è una spedizione speleologica in Puapasia Nuova Guinea e perché il par amatore?
Da una ventina di anni a questa parte, la Puapasia – in particolare l’isola di Nuova Bretagan – attira gli speleologigi come l’Himalaya attira gli alpinisti.
Ogni due anni una ventina di speleologigi esplora gli altipiani calcarei dell’isola, alla ricerca di grotte sconosciute da catalogare, esplorare e cartografare. Ognuno sogna intricati e profondi labirinti da esplorare e possenti fiumi sotterranei “vergini da ogni sguardo umano”.
Per scovare queste cavità sono necessarie estenuanti escursioni nella giungla, che si dipartono tutt’ntorno al campo base che viene installato all’inizio della spedizione; si avanza a colpi di machete e il più delle volte alla cieca.
Da qui il sogno di volare al di sopra della foresta vergine, per scovare con un solo sguardo i possibili rilievi di interesse e mappare il terreno con rilevamenti GPS per poi andare alla ricerca di grotte a colpo sicuro.
Il progetto
L’idea del paramotore è nata piano piano, a partire dal 2004, ad opera di due “vecchi” componenti della spedizione del 2003, Barnabè e Jean.
Non sapevamo nemmeno cosa fosse un paramotore fino al 2004, quando durante l’arco dell’anno abbiamo fatto il corso e imparato a volare.
Ma non potevamo certo dire di aver risolto i nostri problemi, perché la nostra idea di utilizzare il paramotore per le spedizioni presentava non pochi rischi.
+ Le condizioni metereologiche: l’isola di Nuova Bretagna è situata dell’emisfero Sud, tra l’equatore ed il tropico; l’aria calda e umida complica i decolli. Oltretutto, da metà giornata, c’è il rischio che si verifichino fenomeni meteo a volte assai violenti: condizioni termiche estreme, temporali, piogge torrenziali, venti forti…
+ Il terreno sorvolato: si tratta di una delle ultime foreste ver-gini del pianeta, con qualche villaggio di tribù semiprimitive isolato sui contrafforti dei rilievi. Sull'altipiano dove effettuiamo le ricerche la giungla è fitta, interrotta solo dalle profonde gole del fiume Bairaman.
In queste condizioni, il significato del termine "sicurezza" viene stravolto nella comune accezione: un problema con il motore e il conseguente "atterraggio" sugli alberi deve essere visto in tutti i dettagli: trasmissione della posizione prima della fine del volo con il GPS, discesa dagli alberi su un suolo per niente ospitale, cura delle eventuali ferite, sopravvivenza nella giungla fino all'evacuazione da parte dei soccorritori...
Oltretutto, la nostra esperienza come paramotoristi era molto limitata! Ma a risolvere in parte questo problema ci ha pensato il terzo membro della spedizione: Jacques, parapendista e paramotorista esperto.
I preparativi Gennaio 2005: la grande partenza... Primi voli su Maito |
Ma la meteo ci mette lo zampino: vento molto debole e di direzione variabile, aria instabile. L'intera mattinata trascorre nei tentativi di decollo, con i piloti carichi e bardati che non ce la fanno più a sopportare il caldo crescente.
Ne usciamo completamente distrutti, fisicamente ma soprattutto psicologicamente... oltretutto, Jacques si scortica mani e ginocchia e Jean rimedia una bella infezione alla gola.
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L'indomani non va molto meglio, anche se Jacques riesce a fare qualche voletto di prova. Le perlustrazioni |
Incoraggiamo la creazione di un "circolo fumatori" fra i papua, così che le volute del fumo ci possano meglio indicare la direzione della brezza! |
Il giorno dopo, stessa storia. Stavolta siamo pronti alle 5,30 del mattino: stesso posto, stessi spettatori... lo spettacolo di ieri è stato degno e tutti sono tornati...Ancora due tre ore d'attesa, alcune false partenze, poi "tutto gas" e Jean decolla, come in un sogno!
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Il volo è entusiasmante ed allo stesso tempo angosciante: il Miniplane prende quota e sorvola per un quarto d'ora la zona da perlustrare, ma Jean non rileva nulla di interessante.
Per contro, il rumore del motore fa alzare in volo dalla giungla una moltitudine di uccelli colorati, svelandoci la magnifica fauna che avevamo finora solo sentito cantare...
Un 360 sullo strapiombo sul quale si affaccia il campo base permette di individuare delle sorgenti poste a mezza altezza e di gettare una rapida occhiata alle cascate blu turchesi che si gettano nel Bairaman...
Jean riprende la perlustrazione e ben presto due nuovi siti sono individuati e mappati.
Ma la meteo degenera rapidamente e le nubi si richiudono attorno al paramotore; minaccia pioggia, ma un tratto ancora sgombro permette a Jean divenire ad atterrare dopo un quarto d'ora a Maito. La vela non è ancora del tutto messa a riparo che uno scroscio si abbatte sul villaggio. E' normale...
+ Perlustrazione Tre
Il giorno dopo (3 febbraio) è il turno di Barnabé. Il cerimoniale è immutabile: salutiamo il nostro fedele pubblico e dopo tre ore passate a genufletterci sul prato della chiesa, gettiamo la spugna. Il vento proprio non ne vuol sapere di essere dalla nostra parte!Il giorno successivo ci ritrova fedeli ai blocchi di partenza; dopo le solite due tre ore di attesa, ecco il via!
La vela sale un poco di traverso e Barnabé si prende anche il lusso di raddrizzarla, cosa che gli costa qualche metro di decollo e di mancanza di velocità all'inizio del pendio...
Accelerata e via... grandi urla di gioia da parte dei locali e fiato sospeso per Jean e Barnabé, che si trova un po' basso a sfiorare i tetti delle case più vicine;due virate un poco decise per riuscire ad uscire dall'avallamento e prendere quota senza danni...anche stavolta ci è andata bene!
Il volo prosegue sotto un sole splendente, tanto che addirittura si creano condizioni di termica e di turbo-lenza. Barnabé sorvola i bordi superiori di una grande valle e mappa due siti interessanti, poi altri due su un altipiano intermedio; ma le condizioni si fanno troppo turbolente e quindi decide di abbreviare la sua permanenza in volo.
Non che l'atterraggio sia più tranquillo: le due maniche a vento indicano chiaramente che il vento mantiene direzioni diverse fino a livello del suolo, ma in qualche modo anche per oggi è andato tutto bene e trasmettiamo via radio al campo base le coordinate GPS dei nuovi siti intravisti in volo.
Un'altra idea "fumante" per terminare in bellezza la spedizione: volare sopra il vulcano "Tavurvur" ine ruzione!
Dopo una notte dantesca passata ai piedi della montagna di fuoco, animata da regolari esplosioni, la natura ci offre noci di cocco e canna da zucchero come colazione.
Sono le 6 del mattino, il vento è debole; Bamabé verifica ancora una volta il materiale e poi, dopo una cinquantina di metri di corsa indiavolata, decolla. Visto dal cielo, il mare verde sembra una fluente capigliatura ondeggiante; alcuni squali sono riconoscibili al largo dalla loro silouette slanciata ed inquietante...
Ma già il vulcano si avvicina e catalizza l’attenzione del pilota. Lo spettacolo è magnetico ed esplosivo ad un tempo... malgrado i passaggi siano sempre più vicini al cratere, l' aerologia si mantiene incredibilmente stabile e dissipa i timori iniziali di Barnabé.
Tuttavia, a volte si lascia sorprendere dalle detonazioni che divengono più assordanti man mano che ci si avvicina al vulcano.
Lapilli di roccia anche di notevole dimensione sono proiettati fino ad una cinquantina di metri al di sopra della bocca eruttiva e se ne riesce a vedere il cuore ancora incandescente; ma la cosa più straordinaria rimane il pennacchio di fumo: una colonna densa e grigia alta oltre duecento metri...
Girando attorno al vulcano, una sorpresa attende Barnabé nella zona di sottovento: una pioggia di ceneri arriva crepitando sulla vela e su di lui e si deve proteggere gli occhi con le mani!
Barnabé atterra poco dopo, dopo un ultimo giro di addio a questo luogo straordinario; sono già le 9 ed il serbatoio "piange" in riserva...
Il tempo passa in fretta fra gli uccelli del paradiso, nel paese dei sogni...
L'avventura prosegue... Dopo queste giornate movimentate, si impone una riflessione: l'idea di utilizzare il paramotore per individuare e mappare delle nuove grotte è senza dubbio valida, ma sarebbero necessari ancora molti giorni e molti voli per portare un contributo decisivo alla spedizione. Per contro, per quanto riguarda la sicurezza, il sito di decollo è ad alto rischio. Siamo consapevoli che, aumentando il numero di decolli, rischiamo l'incidente. E siccome "è meglio un asino vivo che un leone morto", decidiamo di passare alla speleologia. Depositiamo quindi momentaneamente il Miniplane presso la casa del capo villaggio, tiriamo fuori dai bagagli l'attrezzatura da speleo e raggiungiamo gli altri al campo base sull'altopiano. Il seguito dell'avventura è evidentemente una storia di speleo e dunque "sotterranea", fatta di marce nella giungla, esplorazione di grotte e voragini, di fiumi sotterranei, scoperta di graffiti rupestri... ma questa è un'altra storia! |
La ciliegina sulla torta: dalle grotte ai vulcani!
Conclusioni e prospettive
Da un punto di vista pratico, il Miniplane si è rivelato decisamente adatto alle nostre esigenze, grazie alla sua facilità di trasporto (sia in aereo che sulle spalle nella giungla!) ed al suo eccellente rapporto peso/potenza. Si è rivelato affidabile ed il rumore del motore non ci ha mai fatto inquietare. Dal punto di vista della regolazione, non abbiamo certo cercato l'ottimale! A dispetto delle condizioni calde e umide, abbiamo variato di poco la qualità della miscela, optando per una percentuale di olio relativamente elevata.
Per quanto riguarda i risultati dei nostri rilevamenti, su 7 grotte di cui abbiamo rilevato le coordinate GPS, 6 sono nuove e una è la mappatura dal cielo di un buon sito, "Nambawan", scoperto via terra nel 2003.
La metà dei nuovi siti sono stati raggiunti ed esplorati dalla spedizione via terra; purtroppo non hanno dato accesso al profondo collettore sotterraneo, come tutti speravamo...
Tuttavia, noi conserviamo di questa avventura - a tratti rude e pericolosa - un ricordo molto bello perchè,nonostante tutti i pericoli e le difficoltà che abbiamo incontrato, siamo riusciti a realizzare il nostro sogno. Eravamo e siamo convinti che il paramotore possa essere un ausilio prezioso per la speleologia, in modo particolare in due casi:
- per la perlustrazione in falesia dei siti carsici già conosciuti (come in Francia)
- per la perlustrazione generale di grandi siti ancora vergini, al fine di localizzare meglio i punti più interessanti ed i fenomeni carsici di una certa estensione. Se tutto questo è stato possibilmente Papuasia, certamente sarà possibile anche in altri luoghi, con buoni risultati e sicuramente
(o no!?) in condizioni di sicurezza maggiori.
Ringraziamenti
+ a Diego e Giuliano Cecchetto di Per il Volo, costruttori del Miniplane, per la fiducia che ci hanno dimostrato e perchè, ancor prima di essere imprenditori, sono dei valenti tecnici e degli amanti dell'aria e dei sogni...
+ a Heniu Dyduch di ITV. per il suo sostegno, la sua gentilezza e la sicurezza di utilizzo delle sue vele Tepee
+ a William Raffin e a Mathieu Rouannais. entrambi "diavoli" dell'aria e bravi istruttori
+ alla CAF e alla FFPLUM
+ senza dimenticare Stéphane Rogeau e Jacques Bolle, che non hanno potuto (loro malgrado) essere dei nostri. Pierre e Ronald de Alto e tutti i paramotoristi che ci hanno dato consigli e ci hanno aperto le porte del cielo
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Ultimo aggiornamento (Lunedì 06 Giugno 2011 17:27)